La mastite può verificarsi nelle vacche da latte a diversi livelli di gravità. Nelle scorse settimane (leggi “Cosa ci dicono le alterazioni visibili nel latte”), abbiamo fatto una panoramica dei segni visibili nel latte in base alla gravità della mastite clinica o subclinica. Tutti questi aspetti ci aiuteranno ad agire prontamente con scelte e soluzioni adeguate.

Non tutti i casi di mastite richiedono un trattamento antibiotico

Dalla sua attività sul campo, Mike Zurakowski, DVM (Cornell Quality Milk Production Services), è stato in grado di verificare che circa l’85% dei casi di mastite presenta una gravità che va da lieve a moderata. Si tratta di casi che non richiedono un trattamento sistemico e immediato: quindi, attendere 24-36 ore per il trattamento non avrà un impatto. In questo intervallo di tempo, andremo a valutare una possibile regressione autonoma della mastite.

Il restante 15% dei casi deve essere trattato immediatamente e sistematicamente.

La definizione e lo sviluppo di un piano di gestione della mastite è fondamentale per la prevenzione e/o il controllo della stessa. Ciò significa che dobbiamo lavorare con metodo ed individuare ogni punto critico che merita maggiore attenzione nelle nostre stalle.

Inoltre, gli esami microbiologici del latte sono fondamentali per determinare quali tipi di patogeni hanno causato l’infezione nella mammella. Fare queste analisi ci aiuta a discriminare tra agenti patogeni contagiosi e ambientali. Fornisce anche informazioni sulla necessità o meno di un trattamento antibiotico e, quindi, quale antibiotico deve essere applicato, se necessario.

Questo approccio segue un modello decisionale di trattamento della mastite basato sui patogeni. È un approccio estremamente utile: può contribuire ad un uso prudente degli antibiotici; consente all’allevatore di risparmiare denaro sulle spese sanitarie e di manodopera; aiuta a diminuire i residui di antibiotici nel tank del latte e le perdite di latte; mitiga il rischio di resistenza antimicrobica poiché il trattamento sarà mirato e chiaramente stabilito sulla base dei risultati delle analisi.

Alcune vacche da latte non trarranno beneficio dall’uso di antibiotici

Quando si ha a che fare con la mastite, ci sono alcune situazioni in cui il trattamento degli animali colpiti con antibiotici non sarà utile.

Vacche con una lunga storia di cellule alte croniche 

Ogni vacca da latte ha la sua storia personale di lattazioni. Abbiamo pubblicato nel Guest Blog di Hoard’s Dairyman un articolo di approfondimento di questo problema. Valori elevati di conta SCC nel latte possono essere correlati sia a fattori microbici (infezioni endo-mammarie) sia ad altri fattori (cambiamenti ambientali, condizioni di stress, microtraumi, ecc.). Quando l’esame batteriologico del latte ci dice che non c’è infezione nella mammella, lo stress del tessuto mammario può essere dovuto ad altri motivi. Come abbiamo visto nel Guest Blog, il supporto e la protezione del tessuto mammario sono un aiuto per ridurre i valori di cellule alte croniche. Questa può essere una delle numerose applicazioni di OZOLEA-MAST in lattazione.

Ripetuti fallimenti dei trattamenti precedenti

La scorsa settimana, quando abbiamo discusso di come i biofilm siano coinvolti nelle mastiti recidive, abbiamo anche visto che esiste un legame con una maggiore resistenza alle sostanze antimicrobiche che porta anche a ripetuti fallimenti nel trattamento della vacca con antibiotici. L’efficacia dell’antibiotico specifico si basa anche sulle sinergie tra il principio attivo e il tessuto mammario: quando quest’ultimo è stressato e danneggiato, queste sinergie si riducono. Proteggere il tessuto mammario danneggiato sarebbe utile anche per l’attività antibiotica. Un’altra potenziale applicazione per OZOLEA-MAST.

Infezioni da Staphylococcus aureus croniche

S. aureus è un ostile nemico per i produttori di latte. Le infezioni subcliniche causate da questo batterio rimangono il più grande problema delle mastiti bovine: nonostante l’efficacia in vitro dei principi attivi, i tassi di guarigione in vivo con antibiotici sono molto bassi per le vacche in lattazione e l’infezione tende a diventare cronica. La ragione alla base dei bassi tassi di guarigione risiede nella capacità di S. aureus di formare micro-ascessi che impediscono alle sostanze attive di raggiungere il microrganismo. Sfortunatamente, la cronicizzazione dell’infezione rende l’abbattimento l’unica opzione frequente. S. aureus causa mastite contagiosa; pertanto, si diffonde generalmente da vacca a vacca tramite le attrezzature di mungitura, le mani del mungitore e igiene e sequenza di mungitura improprie. Si può controllare questo batterio attraverso la prevenzione di nuove infezioni e l’abbattimento degli animali colpiti.

In caso di S. aureus che dà coaguli nel latte e valori altalenanti di cellule somatiche, OZOLEA-MAST può aiutare a mitigare questi segni per una migliore gestione della mandria mentre ci si prende del tempo per risolvere il problema attraverso la vaccinazione della mandria o la sostituzione degli animali.

 Mycoplasma bovis

Il Mycoplasma bovis è un patogeno delle vie respiratorie e può causare poliartrite nei bovini da carne. Inoltre, è anche riconosciuto come un agente primario della mastite nelle vacche da latte. L’infezione che provoca può diventare persistente, caratterizzata da una progressiva cronicizzazione. In questo caso, le vacche da latte colpite non trarranno beneficio dalla terapia poiché non esistono antibiotici o vaccini efficaci per il trattamento o la prevenzione delle infezioni mammarie generate da questo patogeno. Anche in caso di infezioni da M. bovis, l’abbattimento è l’opzione consigliata per il controllo.

Più quarti infetti

Quando più di un quarto è colpito da mastite, l’allevatore dovrebbe considerare in via prioritaria il quadro clinico complessivo. Diventa quindi essenziale la consulenza di un veterinario. Anche in questo caso, supportare il tessuto mammario e proteggerlo ci aiuterà a prendere il tempo necessario per attuare la soluzione più opportuna.

Capezzoli danneggiati

I capezzoli possono essere danneggiati in molti modi diversi. Le vacche da latte possono schiacciarsi accidentalmente i capezzoli da sole o possono verificarsi lesioni durante la mungitura. I capezzoli danneggiati sono più suscettibili alle infezioni: in questo caso, ciò che dovrebbe essere trattato per primo è la lesione fisica specifica.

Altre gravi malattie metaboliche

Esiste una connessione tra mastite e malattie metaboliche nelle vacche da latte. Le malattie metaboliche dipendono generalmente dalla carenza o dall’eccesso di nutrienti. Una dieta equilibrata è fondamentale per il corretto funzionamento di tutti i meccanismi fisiologici e del sistema difensivo della vacca da latte. Come abbiamo avuto modo di approfondire, c’è un’attenzione particolare agli aspetti nutrizionali in prossimità e subito dopo il parto. Un sistema difensivo indebolito significa avere una maggiore suscettibilità alle infezioni anche a livello di mammella.

Assenza di crescita batterica nel latte

Avere un esito negativo all’esame batteriologico del latte significa che, se campionamento, trasporto dei campioni ed analisi sono stati condotti correttamente, la vacca da latte ha risolto l’infezione in modo autonomo grazie alle proprie difese. Pertanto, anche se ci sono segni di mastite, l’uso di antibiotici sarebbe superfluo. Possiamo invece supportare la funzionalità del tessuto mammario con un’adeguata protezione.