In caso di mungitura non automatica, l’individuazione precoce dei segni di mastite dipende fortemente dalla capacità del mungitore di riconoscere qualsiasi segnale specifico a livello di vacca, mammella e latte.

Questo è un aspetto su cui dovremmo concentrarci profondamente poiché ci consentirebbe di intervenire tempestivamente con gli strumenti giusti. A seconda anche di altri fattori, un’identificazione inefficiente di questi segni porterebbe potenzialmente a casi clinici.

Siamo tutti consapevoli dell’importanza di una buona gestione e prevenzione. L’identificazione precoce delle mastiti va chiaramente inclusa nelle strategie preventive efficaci da mettere in atto negli allevamenti da latte.

In questo articolo ci concentreremo sui segnali osservabili nel latte, in particolare su come i mungitori possono riconoscerli e cosa dicono loro questi segni.

Le alterazioni nel latte riflettono la condizione di squilibrio del tessuto intra-mammario. Le diverse forme di mastite mostrano segni specifici a tutti i livelli osservabili: vacca, mammella, latte.

Non vedremo cambiamenti visibili nel latte ma un aumento delle cellule somatiche (SCC) per i casi subclinici. Quando si ha a che fare con una mastite cronica, il latte mostra lievi cambiamenti (ad esempio, acquosità). Nella primissima fase di casi lievi, troviamo alcuni fiocchi o coaguli, mentre nei casi clinici i coaguli sono chiaramente osservabili. Quando la mastite clinica diventa acuta, il latte è anormale, sia in termini di colore che per presenza di coaguli e/o sangue. Infine, nei casi clinici gravi il latte può inizialmente sembrare normale, ma presto diventa anormale (acquosità, macchie di sangue), mentre la vacca mostra segni di malessere.

L’eliminazione dei primi getti di latte è un passaggio fondamentale per una buona routine di mungitura. Essa permette di ottenere una mungitura più rapida grazie al rilascio naturale di ossitocina, evitare una sovramungitura iniziale e rilevare precocemente i segni di mastite, da lievi a gravi.

Vale la pena compiere tutti i possibili sforzi in questa fase per individuare tutti i segnali di una possibile mastite, anche quando abbiamo a che fare con mandrie piuttosto grandi. Avremo meno cellule somatiche nel tank e ridurremo il rischio di infezioni croniche, con la possibilità di intervenire in modo opportuno.

Sottolineiamolo ancora una volta: l’opportunità di risolvere il problema risiede nella capacità del mungitore di riconoscere precocemente questi segnali e di leggerli correttamente.

Quando il mungitore trova qualche stoppino nei primi tre schizzi di latte da un quarto, viene normalmente suggerito di non trattarlo e di controllarlo alla successiva mungitura. Se la condizione peggiora, va considerato l’esame microbiologico del latte per individuare patogeni e va verificato lo storico delle cellule somatiche della singola vacca.

Ciò contribuirà a confermare o meno la necessità di un trattamento antibiotico. Come abbiamo già discusso, l’85% dei casi di mastite è da lieve a moderata e le colture di latte suggeriscono che la vacca non necessita di trattamento antibiotico. La vacca avrà due opzioni: riprendersi autonomamente o peggiorare. In realtà, OZOLEA può fornire la terza opzione – OZOLEA-MAST.

Un tessuto endo-mammario compromesso è più sensibile a un potenziale attacco batterico: proteggerlo consentirà al mungitore di aiutare il tessuto a rigenerarsi ed esercitare in autonomia la sua funzione.

Una panoramica dello scenario peggiore può essere utile per comprendere l’importanza di prestare maggiore attenzione all’eliminazione dei primi getti di latte e alla protezione del tessuto intra-mammario (prima che la situazione peggiori di uno squilibrio tissutale).

Quando si verifica, il danno al tessuto mammario riduce la quantità e l’attività delle cellule epiteliali, contribuendo di conseguenza ad una diminuzione della produzione di latte. La letteratura scientifica mostra che questo danno può essere indotto sia dall’apoptosi che dalla necrosi, due meccanismi caratterizzati da specifiche variazioni morfologiche, biochimiche e molecolari nelle cellule morenti.

La massiccia migrazione delle cellule somatiche innescata dalla risposta immunitaria è verso la ghiandola mammaria, dove viene provocata una rottura della barriera emato-mammaria, contribuendo ulteriormente al danno tissutale. La risposta immunitaria dei neutrofili polimorfonucleati comporta il rilascio di prodotti intermedi dell’ossigeno reattivi e di enzimi proteolitici.

Le alterazioni nel latte riflettono il grado di danno fisico al tessuto mammario. Poiché la barriera emato-mammaria viene danneggiata nelle mastiti cliniche e subcliniche, le giunzioni tra le cellule epiteliali mammarie si indeboliscono. Pertanto, i componenti del sangue e del fluido extracellulare sfuggiranno facilmente nel lume dell’alveolo. Di conseguenza, questi componenti si mescolano al latte e portano ad un aumento del pH, influenzando la stabilità chimica del latte.

Sappiamo anche che in caso di infezioni abbiamo un aumento delle cellule somatiche nel latte, quindi questo è un indice chiave per comprendere lo stato di salute della mammella. Ma vale la pena notare che l’aumento di SCC può anche essere correlato a problemi di origine non microbica che colpiscono il tessuto mammario a seguito di cambiamenti nelle condizioni ambientali, disturbi nutrizionali, condizioni di stress, microtraumi, etc.

In conclusione, essere in grado di identificare e distinguere lo stato della mammella ci aiuterà a comprendere la situazione, valutare le possibili azioni da intraprendere e intervenire prontamente con la giusta soluzione.

L’eliminazione dei primi getti di latte è un’altra soluzione semplice, facile da implementare e conveniente per tutti i produttori di latte. Un’altra arma di cui dotarci per la riduzione degli antibiotici e contro la perdita di latte.

In alcuni allevamenti, il proprietario è direttamente coinvolto nel processo di mungitura. In altri, i produttori di latte si affidano a mungitori, che avranno quindi un’elevata responsabilità nell’osservare il latte durante l’eliminazione dei primi getti.

In qualità di datori di lavoro, i produttori di latte dovrebbero rendere l’ambiente di lavoro il più confortevole possibile, concentrandosi su adeguate sessioni di formazione con i dipendenti per renderli consapevoli dell’importanza di una buona osservazione del latte prima della mungitura.