La resistenza a sostanze attive sviluppata dai microrganismi è un fenomeno di portata internazionale, con effetti collaterali stimati disastrosi se non ci saranno, a livello globale, azioni rapide, coordinate ed efficaci. 

In questo contesto, è utile fare una breve riflessione sui termini usati nell’ambito della lotta alla resistenza a determinate sostanze. 

Prendiamo come riferimento il Regolamento VMP: si tratta di una delle norme UE che hanno, tra i vari obiettivi, quello di rafforzare la campagna dell’UE per fronteggiare la resistenza antimicrobica. E le definizioni che dà per antimicrobici e resistenza agli antimicrobici sono piuttosto chiare.

Un antimicrobico è qualsiasi sostanza con un’azione diretta sui microrganismi, utilizzata per il trattamento o la prevenzione di infezioni o malattie infettive, che comprende gli antibiotici, gli antivirali, gli antimicotici e gli antiprotozoari.

La resistenza agli antimicrobici è la capacità dei microrganismi di sopravvivere o crescere in presenza di una concentrazione di un agente antimicrobico che è generalmente sufficiente a inibire o uccidere microrganismi della stessa specie.

Alcune importanti riflessioni emergono dalla definizione di antimicrobico. 

La prima è che gli antibiotici rientrano in una più grande categoria che è quella degli antimicrobici.  

La seconda è che gli antimicrobici sono impiegati in una vasta serie di prodotti. Inoltre, i batteri possono sviluppare resistenza anche a presidi medico-chirurgici e biocidi. Per fare degli esempi pratici, parliamo di gel disinfettanti usati per le mani, disinfettanti per gli ambienti, ma anche i prodotti per l’igiene della mammella, per il dipping e molto altro.

Un’altra osservazione è sulla dicitura “qualsiasi sostanza”, che apre una finestra sull’origine di queste sostanze: sintetiche, semi-sintetiche o naturali. 

Con l’inasprirsi della resistenza alle sostanze di sintesi, le recenti aspettative riposte negli antimicrobici di origine naturale sono molto alte. Tuttavia, è complesso poter definire e comunicare tali prodotti come la vera soluzione al problema. 

Infatti, diversi meccanismi sono coinvolti nei fenomeni di resistenza sviluppati dai microrganismi. Questi meccanismi non escludono la possibilità di rafforzare la capacità resistenza anche in presenza di sostanze naturali. Una lettura interessante è “Natural extracts stimulate membrane‐associated mechanisms of resistance in Gram‐negative bacteria” (Fadli et al., 2014). 

La lotta all’antimicrobico resistenza richiederà attenzione anche a questi rischi. E’ proprio per questa ragione che il termine “antimicrobico” comprende “qualsiasi sostanza con un’azione diretta sui microrganismi”. 

Quindi, ogni attore della filiera dovrà essere consapevole che le soluzioni da utilizzare nella lotta all’AMR dovranno rispondere al giusto equilibrio tra rischio e beneficio a salvaguardia della salute dell’uomo.  

Proporre antimicrobici alternativi a quelli già di efficacia compromessa a causa di fenomeni di AMR sembra quasi essere una soluzione chiodo scaccia chiodo. 

Mettere la natura contro la natura è giusto, ma è l’AMR stessa a suggerirci di cambiare strategia.